L’Elettroterapia
Il corpo umano è una sorta di conduttore per il fatto che contiene soluzioni acquose di sali, acidi e basi che sono presenti in tutti i liquidi interstiziali: in pratica è un elettrolito.
Può essere utile ricordare alcuni concetti generali di elettrofisiologia.
Dissociazione elettrolitica: consiste nella scomposizione di sostanze chimiche in soluzione in ioni più o meno mobili. Gli ioni sono atomi carichi elettricamente.
Processo elettrolitico: consiste nella migrazione degli ioni disciolti in una soluzione elettrolitica sottoposta a una fonte di tensione elettrica con un polo negativo, che ha un eccesso di elettroni e che si chiama catodo (il colore che lo identifica è l’azzurro) e con un polo positivo, che ha un difetto di elettroni ed è denominato anodo (il colore che lo identifica è il rosso). Gli ioni con carica positiva migrano verso il catodo e perciò si chiamano cationi; gli ioni negativi verso l’anodo e si definiscono anioni.
I cambi elettrolitici nell’elettrolito, come conseguenza dell’elettrolisi, causano la formazione di basi al catodo (idrossido di sodio) e di acidi all’anodo (acido cloridrico): questi due processi possono causare ustioni chimiche della cute se non si prendono le necessarie precauzioni (escare dure da HCl e a escare molli da NaOH).
Elettroforesi: è il fenomeno per il quale le particelle elettricamente neutre sospese in una soluzione colloidale (ad esempio del grasso), se sottoposte ad un campo elettrico, migrano. Tale fenomeno si sfrutta nella iontoforesi per introdurre sottocute un farmaco le cui molecole siano elettricamente neutre.
Elettrosmosi: consiste nello spostamento di sostanze liquide attraverso membrane –come quella cellulare? sotto l’azione di una corrente continua. Lo spostamento degli ioni (+) verso il catodo determina uno spostamento di liquido dall’anodo verso il catodo. Questo effetto si utilizza per favorire il riassorbimento di ematomi o edemi1.
Corrente galvanica o continua: è una corrente nella quale il potenziale e l’intensità si mantengono costanti nel tempo.
Correnti variabili: sono correnti a intensità variabile; possono essere unidirezionali o bidirezionali.
Effetti fisiologici della corrente elettrica
- Vasodilatazione, che spiega sia la sensazione di calore avvertita dal paziente, sia la colorazione rosata della cute in corrispondenza degli elettrodi evidente per qualche tempo dopo la fine della seduta. Questa vasodilatazione (che sembrerebbe essere dovuta a un’azione simpaticomimetica) si estende in modo più duraturo anche ai vasi della muscolatura sottostante;
- effetto trofico (secondario all’iperemia) con aumento del metabolismo, riassorbimento dei liquidi, reazioni battericide e antiflogistiche;
- effetto analgesico, secondario alla iperpolarizzazione (e quindi all’aumento della soglia di stimolazione) delle membrane dei recettori del dolore e delle fibre nervose nella zona dell’anodo. Questo fenomeno si chiama anaelettrotono;
- effetto di eccitazione motoria, legato ad un meccanismo esattamente opposto al precedente e che prende il nome di cataelettrotono;
- effetti sul S.N.C.: sono eccitanti se il catodo è in posizione prossimale rispetto all’anodo; sedanti se si ha una collocazione inversa degli elettrodi.
Elettroterapia di stimolazione muscolare
Indicazioni generali
Si utilizzano in caso di ipotrofia ex non uso di muscoli normoinnervati o di deficit muscolare da denervazione, parziale o totale (in quest’ultimo caso la stimolazione del muscolo è diretta, in tutti gli altri indiretta per stimolazione del nervo).
Le correnti utilizzate nel primo caso sono principalmente: faradiche, rettangolari, di Kotz. Nel secondo caso si utilizzano correnti rettangolari o esponenziali.
Le controindicazioni sono rappresentate da: lesioni totali delle cellule delle corna anteriori del midollo, miopatie primitive, sclerosi a placche, flaccidità spasmodica.
L’intensità di corrente va stabilita in base alla risposta del muscolo stimolato: la contrazione isometrica deve essere chiaramente visibile e non deve dare fastidio al paziente.
La durata della seduta dipende dalle dimensioni e dalla sede del muscolo stimolato e, soprattutto, dal grado di affaticabilità dello stesso. In generale, varia da un minimo di 10’ ad un massimo di 30’.
Le correnti variabili o non danno effetti polari (bidirezionali) o ne producono in misura molto ridotta (unidirezionali). Di conseguenza, la loro applicazione non è controindicata dalla presenza di mezzi di osteosintesi metallici.
Tecniche di applicazione
tecnica monopolare: l’elettrodo di riferimento va collegato all’anodo e posizionato alla radice dell’arto o sul tronco (regione cervicale o lombare a seconda dei casi); l’elettrodo attivo (di dimensioni inferiori) va collegato al catodo e posizionato in corrispondenza del punto motore del muscolo da trattare;
tecnica bipolare: i due elettrodi sono delle stesse dimensioni e vanno collocati sul decorso di un nervo motore o di un muscolo con il catodo distale rispetto all’anodo.
a) Correnti Faradiche
Si tratta di una corrente unidirezionale a bassa frequenza con impulsi triangolari di durata costante (0,1-1 msec). In base alla frequenza varia l’effetto terapeutico: con frequenze di 100 Hz (pausa uguale o inferiore a 10 msec) si ha un effetto vasodilatatore; con frequenza di 50 Hz (pausa intorno ai 20 msec) l’effetto è eccitomotorio sulla muscolatura. Si alternano periodi di stimolazione di 2 sec. con periodi di pausa di 6 sec.
L’indicazione principale è l’ipotrofia da non uso. Nonostante la faradica modulata in ampiezza sia quella che si avvicina di più alla contrazione volontaria dei muscoli, il suo utilizzo è ormai quasi del tutto superato.
La durata della seduta è in genere di 10-20 minuti.
L’intensità di corrente deve essere tale da determinare fasi di contrazione tetanica. Non deve causare sensazioni moleste al paziente.
b) Esponenziali. Rettangolari. Triangolo-esponenziali
Sono tutte correnti caratterizzate dalla capacità di stimolare la muscolatura parzialmente o totalmente denervata (in questo caso l’elettroterapia di stimolo dovrebbe essere effettuata solo nel caso di fondate speranze di reinnervazione).
In caso di muscoli totalmente denervati possono utilizzarsi impulsi rettangolari con durata di 100 msec e tempi di pausa di 2 sec. Di fatto, nella pratica, sono stati abbandonati in quanto poco tollerati dal paziente. Si preferisce, quindi, fare ricorso alle correnti triangolo-esponenziali (l’acme di intensità viene raggiunto in maniera graduale per poi scendere in maniera più brusca) con impulsi di 150-300 msec circa e frequenza di 0,2 Hz2. La durata di ogni seduta non dovrebbe superare i 5-10’ per evitare fenomeni di affaticamento muscolare. Si consigliano pertanto 2-3 sedute al giorno di breve durata piuttosto che un’unica seduta più prolungata.
L’elettroterapia di stimolo va iniziata quanto più precocemente possibile. La reinnervazione non viene accelerato dalla E.S. anche se, indirettamente, potrebbe essere favorita dal mancato o ridotto processo di atrofia cui va incontro abitualmente il muscolo denervato.
Il trattamento va continuato fino al teorico completamento del processo di reinnervazione.
c) Correnti di Kotz
Sono correnti sinusoidali (alternate) a media frequenza (2500 Hz), caratterizzate da uno spiccato effetto eccitomotorio. Si usano sia in forma continua, che in treni di 10 msec seguiti da 10 msec di pausa.
L’impiego di questa particolare forma d’onda garantisce un discreto incremento della massa muscolare, associato a un aumento della forza sviluppata dal muscolo e a una buona compliance da parte del paziente.
d) Correnti interferenziali (o di Nemec)
Sono correnti sinusoidali ottenute dall’interferenza di due correnti a media frequenza che generano una corrente modulata a bassa frequenza. Vengono applicate due coppie di elettrodi disposti ortogonalmente. Sono correnti ben tollerate e con una efficace azione eccitomotoria sulla muscolatura.
Norme per il mantenimento e il corretto utilizzo degli elettrodi
Le spugnette che avvolgono gli elettrodi prima di essere utilizzate per la prima volta devono essere lavate.
Prima di ogni seduta di elettroterapia vanno inumidite con acqua di rubinetto calda (o almeno tiepida).
Dopo l’utilizzo è necessario lavarle con acqua corrente, metterle poi in acqua con disinfettante per 30’ e infine risciacquarle.
Vanno fatte asciugare collocandole in un luogo adeguatamente ventilato.
Se si utilizzano abitualmente sempre le stesse spugnette, è conveniente conservarle in acqua perché mantengano elasticità e capacità di assorbimento; l’acqua va rinnovata quotidianamente.
Le spugnette sono un prodotto di consumo a basso costo e pertanto si può essere “generosi” nel loro utilizzo. Spugnette logore, eccessivamente porose o di spessore insufficiente, aumentano il rischio di ustioni per la cute del paziente.
Periodicamente gli elettrodi grafitati vanno puliti (con prodotti adeguati) per evitare che la loro ossidazione o la formazione di calcare riduca il passaggio di corrente.
Periodicamente e con apposito tester va verificata la normale conducibilità degli elettrodi.
I cavetti degli elettrodi, quando non si utilizzano, vanno collocati in modo tale che non si rompano o si danneggino inavvertitamente.
Norme generali di sicurezza
Prima di accendere gli apparecchi per una seduta di elettroterapia è sempre opportuno azzerare i comandi regolatori dell’intensità di corrente. Lo stesso va fatto prima di staccare gli elettrodi dalla cute del paziente.
Verificare sempre che nella zona da trattare non ci siano lesioni cutanee (ferite, abrasioni) o zone di ipoestesia.
Controindicazioni assolute: presenza di un pace-maker, gravi disturbi cardiaci, presenza di mezzi di sintesi metallici (solo in caso di corrente continua), pregressi episodi di epilessia.