Hyperthermia
L’ipertermia consiste nell’innalzare (e mantenere per un certo tempo a un livello prestabilito) la temperatura della zona del corpo interessata, operando nello stretto intervallo termico in cui il calore ha effettivo potere terapeutico.
Dagli inizi del XX secolo, le correnti fino a 3 MHz hanno trovavato impiego in medicina per il trattamento di patologie oncologiche. La semplificazione e la ricombinazione di tali dispositivi ha condotto a un tipo di ipertermia più adeguata al campo della fisioterapia.
Attraverso l’ipertermia è possibile generare e mantenere la situazione termica voluta (riscaldamento) grazie all’uso di un duplicatore, che, a differenza dell’apparecchiature di termoterapia tradizionale (Radar, Marconi), permette di monitorare l’evoluzione del riscaldamento, garantendone una migliore somministrazione e una maggiore efficacia.
Il calore trasferito dall’esterno direttamente ai tessuti, per conduzione o per convenzione (sorgente esogena), non ha sufficiente capacità di penetrazione, quindi, per andare in profondità, è necessario ricorrere a una sorgente endogena, che produca un’energia capace di raggiungere l’interno dei tessuti per poi convertirsi in calore. Criteri di fattibilità e di compatibilità, insieme ai risultati sperimentali hanno indotto a scegliere onde elettromagnetiche di frequenza compresa tra i 100 e i 500 Mhz. L’onda si propaga dalla superficie dei tessuti verso l’interno e mentre procede si attenua, cioè perde energia elettromagnetica che viene trasformata in calore. Le microonde si diffondono molto facilmente attraverso i tessuti poveri di acqua (adiposo e osseo) nei quali è poca l’energia elettromagnetica che si trasforma in calore. Al contrario, perdono energia attraverso tessuti ricchi di acqua (tessuto muscolare), nei quali avviene la trasformazione dell’energia elettromagnetica in calore.
L’applicatore è composto da:
1)una sorgente di calore endogeno costituita da un generatore di onde elettromagnetiche alla frequenza di 433.92 Mhz;
2)una sorgente di termoregolazione esogena per il raffreddamento degli strati cutanei;
3)un emettitore capace di trasferire entrambi i tipi di energia, endogena per via elettromagnetica, ed esogena per conduzione/convenzione termica. L’emissione di energia attraverso l’acqua avviene in condizioni ideali di accoppiamento elettromagnetico e meccanico;
4)un sistema termometrico ad elevata precisione per il controllo delle due sorgenti;
5)un controller intelligente che gestisce i parametri della seduta, in particolare la potenza di emissione elettromagnetica, in base alle rivelazioni termometriche;
6)un algoritmo di controllo sperimentato in vivo.
Durante la fase ipertermica il riscaldamento provoca nei tessuti diversi fenomeni:
1)Aumento del flusso sanguigno. Lo stato di iperemia (vasodilatazione localizzata e aumento della velocità del flusso ematico) permette un aumento degli scambi con il sangue di sostanze necessarie per i processi riparativi e una più rapida eliminazione delle sostanze tossiche.
2)Riduzione dell’edema. Lo stimolo dell’attività macrofagica, che permette una più rapida rimozione di scorie (detriti cellulari, residui di calcificazioni, ecc.), accelera i tempi di risoluzione della risposta infiammatoria.
3)Una più rapida ed efficace riparazione del danno tissutale grazie all’incremento, favorito dal calore, del metabolismo cellulare.
4)Aumento dell’estensibilità del tessuto collagene nei tendini, nelle capsule articolari e nelle cicatrici.
5)Riduzione dello spasmo muscolare.
6)Riduzione della rigidità articolare.
7)Riduzione del dolore, attraverso un aumento della soglia del dolore ottenuto per un’azione diretta del calore sulle radici nervose e per un’azione indiretta mediata dalla secrezione di endorfine.
L’apparecchio di ipertermia fornisce svariati parametri per il suo corretto e specifico utilizzo, al fine di ottenere un trattamento più affidabile, ma soprattutto ben individualizzato.
I parametri da impostare all’inizio di ogni seduta sono:
la durata della seduta, che si aggira intorno ai venti minuti;
la massima potenza elettromagnetica, che si identifica con il limite massimo che la potenza erogata non può oltrepassare (la temperatura del sensore cutaneo varia tra i 38° e i 42°C);
la temperatura del liquido di termoregolazione, che viene normalmente termostatato a una temperatura tale da impedire il surriscaldamento degli strati superficiali del tessuto (37,5°-41,5°c).
Il set di parametri fissati dall’operatore all’inizio della seduta deve garantire comunque l’efficacia del trattamento in condizioni di adeguata tollerabilità per il paziente. Infatti, se la zona da trattare è ad alto contenuto muscolare, il riscaldamento provoca una sensazione di fastidio (in parte identificabile con il dolore) che non deve mai superare la soglia di sopportabilità (quindi, eventualmente, l’operatore dovrà agire modificando in corso di trattamento i valori impostati).
Nelle lesioni croniche dolorose, l’ipertermia si inserisce come valido ausilio fisioterapico antalgico ed è in grado di accelerare tutti quei processi riparatori che portano i tessuti al trattamento di rieducazione funzionale.